L’istituto di statistica: deflazione diffusa, non solo componenti volatili
L’inflazione (misurata dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo, Ipca), gia’ in forte decelerazione nel 2013 (+1,3% in media d’anno, dal +3,3% del 2012), ha continuato a rallentare nella prima meta’ del 2014 fino a registrare due variazioni tendenziali negative nei mesi di agosto (-0,2%) e settembre (-0,1%). Lo rileva l’Istat secondo cui “il processo di generale rallentamento e’ stato piu’ intenso in Italia rispetto a buona parte degli altri Paesi dell’area euro”. L’andamento – fa notare l’Istat – “riflette principalmente la flessione prolungata dei costi degli input, energetici e non, che si e’ combinata a una persistente debolezza della domanda di consumo da parte delle famiglie”. In un Focus sulla dinamica dei prezzi, l’Istat osserva che ”l’inflazione di fondo, al netto cioe’ degli energetici e degli alimentari freschi, pur mantenendo tassi positivi, e’ passata da +0,9% del primo trimestre 2014 a +0,4% di agosto e settembre”. Da gli inizi del 2014, in concomitanza con l’accentuarsi del rallentamento dell’inflazione al consumo, la quota percentuale di prodotti che presentano variazioni tendenziali negative dei prezzi è salita repentinamente di più di dieci punti, portandosi sopra il 30% (30,5% a settembre), ”mostrando come i fenomeni deflattivi si siano diffusi a diverse merceologie e non siano rimasti circoscritti alle componenti più volatili”.
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