Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc Confcommercio prevedono il 90% delle chiusure dei punti vendita carburanti a marchio Esso della Sicilia. Si registra una grande coesione della categoria che mercoledì 29 marzo p.v. è pronta a scioperare e a dire no all’adozione del modello grossista sull’Isola e a rivendicare il rispetto delle regole. Una protesta maturata dal basso, fortemente voluta dagli operatori che attraverso le proprie rappresentanze sindacali hanno organizzato lo sciopero e programmato per la stessa giornata un sit in presso la sede dell’Assessorato regionale alle Attività Produttive. Una iniziativa quest’ultima, che nasce dalla volontà di coinvolgere il Governo locale, al quale è stato richiesto un incontro per aprire un confronto sulle conseguenze che l’adozione del modello grossista potrà avere sulla tenuta dei livelli occupazionali oltre che sugli effetti generati da tale operazione nei rapporti tra le parti. La vendita a pacchetto della rete ad altro soggetto privato, infatti, sembra rendere ancora più precaria la salvaguardia degli interessi di un comparto che conta in Regione oltre 7.000 lavoratori su piazzale dei punti vendita carburanti. I Presidenti Regionali di Faib, Fegica e Figisc puntualizzano che la chiusura degli impianti è un segnale attraverso il quale la categoria intende rappresentare il grande stato di preoccupazione che il comparto vive in ragione del crescente livello di incertezza del ruolo dei gestori Esso sulla rete a marchio. Il timore è che si verifichi quanto già accaduto in altri territori dove la Esso ha adottato il modello grossista. Ovvero che non sia garantito il mantenimento delle condizioni economiche e normative a favore dei gestori coinvolti nella cessione e che il soggetto subentrante modifichi, in violazione dell’art. 19 Legge 57 del 2001 in maniera unilaterale gli aspetti economici e contrattuali in essere. Una situazione a fronte della quale è inaccettabile che la Esso si ritenga soggetto estraneo alle sorti della rete ceduta, tenuto conto che l’Azienda non solo continua a esporre sugli impianti venduti il proprio marchio ma impone ai gestori l’osservanza di una serie di vincoli di natura logistica, commerciale e di marketing scaricando sul soggetto subentrante le condizioni peggiorative a cui il gestore è sottoposto malgrado deve mantenere e garantire gli stessi standard di servizio. Si configura cioè una triangolazione contrattuale che alimenta la sperequazione degli interessi lungo la filiera carburanti e che avrà come effetto quello di determinare un impoverimento nonché l’estromissione dagli impianti dei gestori a marchio Esso. La categoria pertanto oltre al rispetto delle Leggi di settore, chiede che venga garantito, come previsto dalla Legge 27 del 2012 l’esercizio della facoltà di riscatto del punto vendita da parte del gestore singolo o in forma associata, e che si intervenga duramente al fine di colpire ogni abuso di posizione economica dominante e l’adozione di condizioni non eque e discriminatorie.
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