Continua il dibattito sull’impatto che le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale avranno su lavoro e imprese nel futuro. Il tema è stato al centro degli Spring Meetings di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, come confermato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Su tali questioni ci si è trovati d’accordo nel dire che ci sono delle opportunità, ma anche delle sfide, e che vanno affrontate a livello multilaterale”.
La spinta verso l’automazione e la creazione di robot sempre più ‘intelligenti’ potranno cambiare non solo specifici settori o determinate imprese ma avere il potere di cambiare tutto il sistema economico. Due gli aspetti del problema evidenziati dal ministro. La prima questione riguarda la gestione dei “costi di rimpiazzo dei lavoratori che sono sostituiti da macchine e quindi come potere gestire il mercato del lavoro in questa fase di transizione”. La seconda concerne una “dimensione di più lungo periodo che ha a che fare essenzialmente con la formazione di nuove capacità, skills, quindi un investimento nel sistema educativo e formativo che ha impatto di lungo termine sulla capacità di crescita delle economie ma che richiede tempi più lunghi”.
Gli fa eco il governatore di Bankitalia Visco: “Come mettere assieme il vecchio e il nuovo è la sfida più grande che un governo, in un Paese avanzato come il nostro, possa avere”. Il rischio è dunque rappresentato dalla velocità con cui l’automazione e le nuove tecnologie andranno a ‘sostituire’ il lavoro tradizionale e umano: secondo l’Overseas Development Institute britannico tra meno di 20 anni sarà infatti più conveniente impiegare robot nelle industrie americane che assumere manodopera in Africa.
E mentre negli Stati Uniti il tema sta divenendo centrale in vista delle elezioni 2020 (“Vi difenderò dall’avanzata dei robot” è tra gli slogan del democratico Andrew Yang), il rischio è che da noi governo e istituzioni non siano abbastanza preparati ad affrontare l’avvento dei robot e dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Per dirla ancora con le parole di Padoan: riformare il sistema educativo per capire quale tipo di capitale umano serve e poi applicare il nuovo capitale all’economia è un “processo che richiede tempo e che da noi deve ancora iniziare”.
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