#Confesercenti2018 – Dal Teatro Eliseo di Roma l’intervento della presidente Patrizia De Luise
Autorità, signore e signori, benvenuti all’Assemblea Confesercenti 2018,dal 4 marzo all’insediamento del nuovo Governo e all’ottenimento della fiducia da parte del Parlamento sono trascorsi circa 90 giorni.Il risultato elettorale ha rivoluzionato l’assetto politico del Paese. Un percorso, quello che ha portato alla formazione dell’attuale Governo, imprevedibile. Un’incertezza che ha lasciato l’intero Paese nello stallo e nella preoccupazione.
Una condizione di instabilità politica che ha influito sull’economia del Paese. L’effetto dell’incertezza si è innescato su un rallentamento dell’economia già in atto prima delle elezioni del 4 marzo, con un risultato che lascerà il segno, bruciando 5 miliardi di crescita del Pil.
Dopo un periodo di turbolenze politiche che hanno scosso i mercati, rischiando di compromettere la stabilità della nostra economia, finalmente da una settimana abbiamo un Governo che gode del sostegno della maggioranza parlamentare, completamente nuovo, con persone nuove.
Occorre ora sciogliere definitivamente quei nodi che pesano come un macigno sul futuro del Paese, partendo dalle clausole di salvaguardia dell’IVA e dalla legge di Bilancio, che sarà il vero punto di partenza dell’attività di Governo in cui dovranno essere definite le priorità e le coperture degli interventi.Il Ministro Di Maio ha già dato ampia certezza in tale direzione. La miccia però è ancora accesa e bisogna spegnerla.
Occorre liberare le potenzialità di sviluppo del nostro Paese e contemporaneamente ridurre gli squilibri sociali ancora presenti, non trascurando il nostro rapporto con l’euro e con l’Europa in cui, come abbiamo sempre sostenuto, occorre esercitare un ruolo non certo di sudditanza ma da protagonisti quali siamo stati negli anni della sua fondazione.Un’Europa sì, ma più condivisa. Un’Europa più coesa e politicamente forte.Meno burocrati, meno vincoli, più concretezza, più attenzione alle MPMI.
In questi anni di grande trasformazione ed incertezza, le nostre imprese hanno stretto i denti ed hanno resistito pagando pegno. Tanti nostri colleghi, tanti imprenditori, tanti lavoratori indipendenti portano le cicatrici per la guerra che hanno combattuto per non chiudere. Mentre in questi ultimi 10 anni, molti altri, troppi, oltre 630.000 non ce l’hanno fatta.
Abbiamo resistito perché crediamo fortemente nel valore del nostro lavoro. Tutto questo nonostante condizioni avverse quali mancanza di credito, peso della burocrazia, pressione fiscale, lentezza della giustizia, abusivismo e contraffazione dilaganti, concorrenza sleale, globalizzazione e digitalizzazione che impongono cambiamenti repentini. Oltre 4 milioni di piccole imprese,il 50% dell’occupazione.
Le nostre imprese sono indispensabili per l’occupazione e lo sviluppo del Paese.Oggi più che mai le imprese vogliono essere ascoltate. Ascoltate attraverso la loro Associazione. Oggi più che mai noi sentiamo il dovere di fare la nostra parte.
Essere parte attiva per dare serenità e sicurezza ad imprese e famiglie, convinti come siamo di un rinnovato ruolo della rappresentanza. Più moderno. Più smart. Un vero e attivo radar in grado di captare e trasmettere indirizzi utili a chi ha il compito di governare.
Le Associazioni hanno il compito prioritario di rappresentare le esigenze dei propri iscritti, un ruolo fondamentale.I padri costituenti ne erano consapevoli ed hanno valorizzato il ruolo dei corpi intermedi all’interno della Costituzione. Un ruolo che si è, nel corso degli anni, decisamente appannato, ma al quale noi vogliamo ridare vigore e qualità. Una nuova stagione nel rispetto dei valori costituzionali e nel rispetto dei ruoli.
Giovanni Sartori diceva: “La rappresentanza è un’attività esigente ed impegnativa. Non ci si improvvisa rappresentanti se non si conoscono la politica e le istituzioni, la Costituzione e le tecniche parlamentari. Non ci si improvvisa rappresentanti se non si conoscono i problemi, i sentimenti e le aspettative dei propri rappresentati. Senza una buona rappresentanza politica ed associativa, non si avrà mai una buona governabilità”.
Democrazia diretta, democrazia mediata, democrazia indiretta. In una società evoluta nessuna forma prevale sull’altra, anzi la loro stessa complementarietà diventa elemento essenziale per la coesione sociale.
Nel nostro Paese, tra momenti altalenanti e con forme diverse, l’azione di coinvolgimento delle parti sociali è proseguita fino al 2011. Nel 2012 è stato teorizzato il superamento della concertazione.
Una presa di posizione all’epoca ampiamente condivisa dalla politica. L’equazione meno concertazione uguale più efficienza è stata per anni una delle formule magiche e illusorie dei riformismi all’italiana.
Peccato però che le riforme imposte senza il consenso delle parti sociali siano state tutte, inevitabilmente, un disastro. Dagli esodati alla liberalizzazione del commercio, dalla Bolkestein ai voucher. Alla più volte annunciata spending review, il cui fallimento ci ha portato in dote il fardello delle clausole di salvaguardia.
Uno degli obiettivi del nuovo Governo, da noi condiviso, è favorire la partecipazione attiva da parte dei cittadini e, per far questo, è utile valorizzare e utilizzare il ruolo e l’attività delle organizzazioni di rappresentanza. La concertazione infatti ha una grandissima valenza sociale.
Il dialogo con le parti sociali è un capitolo che il Presidente del Consiglio ha affrontato con consapevolezza e con efficacia nel suo discorso il 5 giugno al Senato.
L’allontanamento e l’isolamento delle forze sociali rappresentative, dall’assunzione di responsabilità nella gestione del Paese, non fa e non ha fatto bene al Paese.La rappresentanza democratica stimola ampi rapporti con il pluralismo delle parti sociali, pratica il confronto con i portatori di interessi, riduce la frammentazione sociale. Ma la rappresentanza e la concertazione hanno anche un valore economico. Consegno al Governo con piacere questa nostra riflessione.
Abbiamo affidato al CER una simulazione sugli effetti economici della concertazione. Altro che rallentamento, aiuterebbe ad accelerare, incrementando di oltre il 2% la nostra crescita.
Risultati questi che noi vogliamo contribuire a raggiungere.
Eravamo preoccupatissimi di un eventuale ritorno a stretto giro alle elezioni, con il protrarsi di uno stato di incertezza che avrebbe avuto effetti deleteri sulla nostra economia.
Il Governo deve ora sapere affrontare, con efficacia ed immediatezza, i principali nodi per ridare fiato a occupazione, crescita dei consumi e portare il livello della crescita del Pil in linea con l’Europa.
L’aumento dell’IVA brucerebbe più di 20 miliardi di consumi delle famiglie. Dal nostro mercato interno si genera quasi l’80% del PIL.
Se non ripartono i consumi, ben difficilmente miglioreranno le performance economiche del Paese.
Più potere d’acquisto alle famiglie e minore pressione fiscale per le imprese, un binomio di energie sul quale puntare. I più recenti dati Istat ci offrono scenari non esaltanti, aspettative di consumatori e imprese in costante regressione.
La digitalizzazione, le nuove tecnologie, ogni giorno ci portano ad affrontare percorsi nuovi ed inaspettati. L’e-commerce e l’e-servizi stanno rivoluzionando il mondo dei consumi e le nostre imprese hanno necessità di avere a disposizione tutti i supporti necessari per la crescita.
Internet è molto più di un grande catalogo illustrato. Consente infatti di esprimere giudizi, di documentarsi sui pareri degli altri utenti, di comparare i prezzi, di verificare la disponibilità di beni di consumo ed eventuali servizi. Dà ai consumatori un livello di consapevolezza e competenza tali da affrontare gli acquisti con maggiore sicurezza e disinvoltura rispetto al passato, sia quando si compra in negozio che online.
L’e-commerce è il mercato commerciale che cresce di più in Europa e negli USA. Aumenta la ricerca online prima dell’acquisto.
Per quanto si voglia e pur essendo evidente, guardando le nostre città e la crisi degli esercizi di vicinato, gli esercizi commerciali e le botteghe rimarranno un punto insostituibile per la nostra quotidianità.
Esiste un legame importante tra il commercio e le città, tra il commercio e la vita delle persone. Il commercio è un elemento chiave per le economie locali e la vitalità delle città, crea un senso di comunità, coinvolge tutti i cittadini, contribuisce a definire l’identità di un luogo, a mantenerlo sicuro. Strategico quindi anche per il turismo.
I servizi commerciali mantengono e amplificano una funzione socialmente aggregante. Rappresentano luoghi dove si svolgono una pluralità di attività di “vita in pubblico”. Con forme molto diverse, continuano a connotare spazi potenzialmente e variamente “centrali” nei sistemi insediativi locali.
Con l’avvento dell’e-commerce negli Stati Uniti stanno chiudendo 300 centri commerciali e aprono sempre più piccoli esercizi, soprattutto negozi a gestione diretta da parte dei big del web. Una apparente contraddizione sulla quale riflettere.
Il web ha bisogno dei negozi.In un mercato competitivo, il commercio premiato è quello che innova, che si adatta velocemente alle condizioni, che capta i cambiamenti della domanda ed esplora nuove nicchie, quello che avvolge il consumatore in nuove esperienze ed esalta il valore della sua proposta. Lo sforzo da fare è elevato ma inevitabile.
Vi sono le condizioni per una ripresa del ruolo dell’offline: negozi tradizionali che lavorano con il web, start up omnicanale, aree urbane che si rilanciano con la presenza di un’offerta commerciale, con il segno distintivo di una “bottega” contemporanea. A patto che i cambiamenti siano urgenti e radicali. La realtà si muove più rapidamente di quanto non fosse stato previsto.
Se i dettaglianti devono crescere in questa nuova situazione, vanno messi a fuoco aspetti sui quali costruire un’azione strategica individuale e di settore come ad esempio esaltare l’identità, trasferire ogni giorno la propria strategia.
Questo lavoro è cultura: l’offerta commerciale non è solo organizzazione ma esperienza relazionale ed emotiva, affidabilità, risposta ad esigenze, conoscenza degli oggetti. Si deve agire proattivamente nella comunità circostante, rilanciare le esigenze degli abitanti, fare comprendere, anche a chi opera sul web, che esiste una rete ramificata ampia e sapiente, che meglio di ogni altra può qualificare, semplificare, valorizzare la loro offerta commerciale.
Sparirà la linea di demarcazione tra online e offline e l’offerta sarà unica e multiforme. I Feedback Social saranno un fattore cruciale d’acquisto. Lo store fisico in particolare si sta trasformando sempre di più nel cosiddetto “negozio 5.0” in cui soluzioni tecnologiche andranno assolutamente implementate per restare al passo dei giganti del commercio online.
Confesercenti e Google hanno avviato una importante collaborazione per la valorizzazione degli esercizi di vicinato, ai quali vogliamo dare un futuro certo e nuovo, ma senza una efficace azione di Governo tutto ciò sarebbe molto complicato.
Le organizzazioni di rappresentanza e le istituzioni politiche devono trovare il modo di rilanciare una collaborazione, pena pesanti implicazioni negative per la vita urbana e per la coesione delle comunità.
Commercio e turismo, un connubio imprescindibile per la qualità della vita delle nostre città. Occorre anche che vengano adottate nuove regole.
Web tax da definire e regole chiare per chi opera sul web. Dopo le liberalizzazioni, chi opera nel commercio non può sopportare la concorrenza di chi opera sul web, di fatto, senza pagare imposte.
Il nostro turismo è una grande industria, vale tanto, ma può valere molto di più.
Crescerà dell’1,9 nel 2018 e poi a ritmi annuali vicini al 2% per i prossimi dieci anni. Il contributo complessivo, diretto ed indiretto, del turismo al PIL è di 223,2 miliardi di euro, il 13% del PIL del 2017. Crescerà dell’1,8% nel 2018.
Nel 2017, il turismo ha dato lavoro direttamente a 1,490 milioni di persone, il 6,5% dell’occupazione totale. Se si considera tutta la filiera, incluse le attività indirettamente supportate dal settore, il numero di occupati sale a 3,394 milioni, il 14,7% del totale. Un lavoratore su sette, in Italia, lavora grazie al turismo.
Anche l’occupazione crescerà nel 2018, con un incremento stimato dell’1,4%.
La spesa dei turisti in Italia vale 44,9 miliardi di euro, il 7,4% del totale delle esportazioni nel 2017, di cui costituisce una delle voci principali. Lo scorso anno il settore ha anche attivato circa 10,2 miliardi di investimenti.
Sul fronte dei flussi di visitatori, nel 2017 il turismo italiano ha sicuramente raccolto segnali positivi ed il 2018, nonostante il rallentamento di inizio anno, si avvia a una performance all’altezza di quella dell’anno passato.
La crescita dei turisti in arrivo, però, non deve far credere che il settore abbia risolto i problemi di sempre.
Il Piano strategico sul turismo è stato innovativo nella sua visione di prospettiva, ma ha fallito il proprio obiettivo, quello di irrobustire le fondamenta del nostro sistema turistico riportando redditività alle imprese e migliorando il sistema infrastrutturale del Paese.
È necessario dunque che la politica presti più attenzione al turismo, eliminando soprattutto i fattori limitanti per le attività di medie e piccole dimensioni.
L’abusivismo sta assumendo, nel settore, dimensioni enormi. Negli ultimi anni, è cresciuto esponenzialmente grazie alla spinta dei servizi di disintermediazione digitale e alla carenza di controlli. Nel 2016 oltre 225 milioni di presenze sono state assorbite da strutture al di fuori della ricettività ufficiale, più della metà delle presenze ufficiali registrate da Istat (397,8 milioni). Spesso le sistemazioni abusive sono case vacanze-pollaio, affitti in nero e simili. L’uso di immobili senza titoli abitativi ma utilizzati con la formula di locazioni brevi è ormai una costante ingovernabile su tutto il territorio nazionale.
La deregulation da sharing economy sta causando disparità e disvalore nell’ospitalità italiana. Bisogna intraprendere un percorso che, tenendo conto del sacrosanto diritto di riuso degli immobili e possibile rendita turistica, possa adeguarsi a standard obbligatori e qualitativi univoci in tutta Italia.
Le infrastrutture per l’industria del turismo diventano la chiave di volta per il futuro.
Abbiamo bisogno di porti, aeroporti, reti stradali e ferroviarie migliori, con servizi più efficienti. La nostra forza turistica passa anche dalle infrastrutture.
La stessa tassa di soggiorno rischia di rimanere una gabella utile solo a far quadrare i bilanci di comuni e far perdere competitività ai nostri alberghi.
Occorrono regole più severe nei confronti di chi opera nell’illegalità ma anche attività di controllo più stringenti sui territori.
Ho letto con attenzione la comunicazione del Presidente del Consiglio dei Ministri al Senato. È stata rimarcata una forte volontà di cambiamento.
Ha parlato di ascolto, esecuzione, controllo.Tre azioni che condividiamo. Noi ci siamo.L’azione di verifica e controllo è fondamentale.Sul lavoro bene garantire futuro ai giovani, ma è altrettanto indispensabile sostenere occupazione esistente.
Per quanto riguarda gli occupati, l’emorragia di lavoratori indipendenti non si è mai arrestata. Un’ecatombe che ha coinvolto professionisti, ma principalmente le imprese dei servizi della distribuzione e del turismo. Un dato questo che va inserito nella agenda dei problemi da affrontare.
Formazione e sostegno alle MPMI diventano indispensabili.
Un discorso che ha toccato punti per noi di particolare interesse dalla giustizia, all’ambiente, alla riforma tributaria, alla sanità, alle semplificazioni, al dialogo con le parti sociali, al credito.
Ma anche il contratto di Governo è un fatto anomalo per le abitudini e le modalità del nostro sistema politico. Un impegno scritto e sottoscritto, un modo nuovo per presentarsi agli elettori ed ai cittadini.
Si, c’è molto da fare ed è anche importante farlo presto e bene.
La riduzione della pressione fiscale sulle imprese è una esigenza non più rinviabile. Un prelievo enorme che, tra imposte centrali e locali, va oltre il 60% del reddito prodotto. I tributi locali sono diventati un incubo. Il loro peso negli anni si è fatto asfissiante, oltre 40 miliardi in venti anni, una media di 2 miliardi l’anno, in più per le nostre imprese.
La flattax potrebbe essere una rivoluzione positiva per tutti, il suo impatto però deve essere tale da rigenerare il motore dell’economia interna, oggi decisamente ingolfato.
Una riforma fiscale intesa a ridurre il livello di prelievo ed il numero degli adempimenti gravanti sui contribuenti, è decisiva per liberare la capacità di spesa delle famiglie e delle imprese. Va però resa compatibile con le esigenze di bilancio e deve garantire equità.
Sul lavoro riprendo una dichiarazione che avevo fatto in occasione della prima Assemblea come Presidente di Confesercenti: “deve finire la stagione dei contratti al ribasso, dei contratti in dumping, dei contratti pirata. Al lavoro dei nostri dipendenti dobbiamo e vogliamo dare dignità”.
Bene i chiarimenti sul salario minimo. Il Jobs Act ha introdotto importanti novità e bisogna mantenerle. Poniamo però nuove regole per il lavoro occasionale ed evitiamo gli abusi. Il sistema voucher aveva prodotto risultati positivi, è stato un errore smantellarlo.
In tema di previdenza chiediamo di disporre gli strumenti che rendano più flessibile l’accesso alle prestazioni, rendendo compatibile l’esigenza di garantire lavoro ai giovani con quello di favorire un accesso alla pensione più agevole.
Ma il nostro mondo ancora grida vendetta.
Non aver potuto fruire del pensionamento anticipato per chi cessa l’attività, nonostante le nostre imprese abbiano contribuito a generare un fondo autoalimentato. Uno scippo che non possiamo accettare e che chiediamo al Governo prontamente di sanare.
Banche, credito, imprese. Alle MPMI in questi anni è stata ridotta la disponibilità di credito del 20%.
Le nostre imprese hanno bisogno di fare investimenti, di crescere. Ridiamo vitalità al nostro sistema di confidi. Riavviamo una nuova stagione con più credito alle MPMI.
La burocrazia è un incubo per noi, per la nostra quotidianità. Tutto si doveva semplificare e tutto invece si fa complicato. La digitalizzazione ci doveva aiutare, non è così.
L’ultima norma sulla privacy è una stangata da almeno 3 miliardi di euro per le imprese. Una complicazione inutile e costosa. Si faccia chiarezza e si vada alla semplificazione. Anche questo regalo, come la Bolkestein, è un eccesso di burocrazia mal gestito con l’Europa.
Nel contratto di Governo, in un ampio capitolo, si parla dell’ambiente. Bene, molto bene. Negli ultimi 5 anni sono state almeno 22mila le imprese danneggiate gravemente da calamità naturali. Complessivamente, per le imprese si è trattato di un danno diretto di circa 700milioni di euro.
Negli ultimi anni lo stato del territorio italiano è notevolmente peggiorato sia per il rischio sismico, sia nella quantità di aree soggette a criticità idrogeologiche.
Dal 1944 ad oggi il Paese ha speso circa 242,5 miliardi di euro per fronteggiare i danni provocati da terremoti e da eventi franosi ed alluvionali: circa 3,5 miliardi all’anno.
Un’ultima cosa, lo Statuto delle imprese.Una legge votata all’unanimità e costantemente disattesa. Con la XVIII legislatura, sarà la volta buona? Molte leggi sono state adottate in sfregio alle garanzie inserite con lo Statuto delle imprese. La valutazione sull’impatto che le norme avrebbero causato sulle MPMI di fatto è stata ignorata.
Sì, è vero, abbiamo troppe leggi spesso complicate. Va fatta razionalizzazione e semplificazione, ma le leggi che ci sono vanno rispettate e se proprio chi ha il potere di legiferare è disattento, il segnale che si dà al Paese non è certo positivo.
Come Presidente donna, ho un dovere ed un impegno aggiuntivo, quello di pretendere che le condizioni per il lavoro e il welfare di imprenditrici e lavoratrici dipendenti abbiano le stesse condizioni di trattamento, ma anche tutto ciò che riguarda la parità di genere diventi un impegno reale e non rimanga solo uno slogan.
Porrò ora alcune domande al Governo.
Con l’IVA siamo tranquilli?
Per le imprese del commercio su area pubblica e per gli stabilimenti balneari, riusciremo finalmente a liberarci della Bolkestein?
Ci saranno più risorse per il credito delle nostre imprese attraverso i confidi?
Il costo del lavoro e i voucher troveranno soluzioni più adeguate alle esigenze delle imprese?
Negozi e città 5.0, ci sarà un piano del Governo per rilanciare il commercio di vicinato e le attività turistiche?
Abusivismo e web tax ci prendiamo un impegno reciproco per intervenire con efficacia?
Evasione fiscale ed evasione contributiva: piaghe da estirpare con riduzione della pressione fiscale e semplificazione adempimenti?
Fondo “rottamazione esercizi commerciali”, le risorse che noi abbiamo accantonato torneranno disponibili per il prepensionamento degli imprenditori che hanno cessato l’attività?
Tributi locali, ci sarà una razionalizzazione ed un intervento diretto per evitare ulteriori aumenti a carico delle imprese?
Formazione continua per gli imprenditori, un capitolo mai affrontato ma che ora più che mai si pone. Avremo risposte positive?
Alternanza scuola lavoro, una opportunità e una responsabilità per tutti noi. Potrebbe essere molto utile?
Rappresentanza e concertazione: abbiamo avviato una nuova stagione?
E dopo questo modo un po’ irrituale di chiudere una relazione, il mio ed il nostro augurio al Governo ed a noi stessi per un buon lavoro.
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