Per i nostri connazionali 21. 830 controllate in 160 paesi nel 2012. Romania, Cina e Sri Lanka i preferiti del Made in Italy
Nel biennio 2013-2014 si conferma la tendenza verso una crescente internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, trainata dai principali gruppi multinazionali e più accentuata nei servizi (il 63,5% ha detto di avere realizzato o programmato nuovi investimenti all’estero) che nell’industria (54,1%). Emerge da un rapporto dell’Istat, secondo cui al 2012 la presenza delle multinazionali italiane all’estero è rappresentata da 21.830 controllate in 160 paesi con oltre 1,7 milioni di addetti e un fatturato di 546 miliardi.
La motivazione prevalente alla base dei nuovi investimenti all’estero nel periodo 2013-2014 è la possibilità di accedere a nuovi mercati. Lo dichiara l’85,7% dei gruppi multinazionali italiani dell’industria e l’82,1% dei servizi. Dall’indagine Istat emerge che i gruppi industriali ritengono determinanti altri due fattori per investire all’estero: aumento della qualità/sviluppo di nuovi prodotti e riduzione del costo del lavoro, mentre i gruppi multinazionali attivi nei servizi giudicano importanti aumento della qualità/sviluppo di nuovi prodotti e minori problemi di regolamentazione.
I settori più internazionalizzati sono l’estrazione di minerali da cave e miniere, la fabbricazione di autoveicoli, la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e la fornitura di energia elettrica e gas.
Le imprese specializzate nei settori tipici del Made in Italy si concentrano in Romania (quasi 47 mila addetti), in Cina (oltre 14 mila addetti), nello Sri Lanka (oltre 11 mila addetti) e in Serbia (quasi 7 mila addetti). L’Istat sottolinea inoltre che la dimensione media delle controllate italiane all’estero è piuttosto consistente (80,3 addetti), soprattutto se confrontata con quella delle imprese residenti in Italia (3,8 addetti).
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