Primo Consiglio Ue a presidenza italiana. Oggi il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, presiede la riunione del Consiglio europeo informale per la competitività in programma al Centro congressi della Fiera di Milano. All’appuntamento partecipa, tra gli altri, Ferdinando Nelli Feroci, Commissario europeo all’Industria.
“Senza una svolta espansiva e l’abbandono delle politiche di austerità – ha detto Guidi, aprendo i lavori del Consiglio – gli obiettivi di Europa 2020 resteranno sogni nel cassetto. La crisi del 2008 ha modificato molte consuetudini e cliché culturali, cresce la consapevolezza di dovere affrontare sfide inedite in termini di competitività dell’industria, difesa ambientale, risorse energetiche e conoscenza. Ma rischia di esserci una profonda contraddizione tra le politiche industriali che servirebbero all’Europa e il quadro di regole restrittive entro cui tutto ciò dovrebbe svolgersi”.
”In particolare la politica industriale – ha sottolineato il Ministro – necessita di essere integrata nel pacchetto clima-energia al fine di favorire un’economia più efficiente che tenga anche conto dell’impatto che l’aumento dei prezzi dell’energia ha sulle nostre industrie”. Il ministro Guidi ha invitato i suoi colleghi europei a ’sostenere l’industria ad alta intensità di energia, dove la voce ‘costo dell’energia’ ricopre ogni anno una parte più che consistente dei costi di produzione”.
Soprattutto bisogna ”sostenere il diritto degli Stati membri a determinare la loro politica energetica senza troppi compromessi e nel pieno rispetto del Trattato”, evidenzia la titolare dello Sviluppo Economico, spiegando che accanto a ciò ”occorre prevedere delle strategie che promuovano le reti infrastrutturali energetiche e del gas, l’industria elettrica, la chimica verde, le rinnovabili. Al momento manca una visione per l’accompagnamento normativo, finanziario e di riconversione verde di queste industrie”.
“Non abbiamo finora avuto un forte impegno per una politica industriale europea – ha proseguito il ministro – abbiamo reagito come singoli Stati membri per cercare di arginare le conseguenze della crisi nell’illusione della vecchia Europa che però fin ora non ha sfruttato le potenzialità e le opportunità di attuare una politica industriale in cui si riconosca la volontà di invertire la rotta. E’ ora che l’Europa – ha concluso – non aspetti più che qualcun altro faccia da locomotiva dell’economia mondiale e che riprenda una leadership ancora possibile, è ora che l’Europa faccia da locomotiva a se stessa”.
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