La relazione del Governatore: per disattivare aumenti IVA servono misure correttive nell’ordine di 1,5 punti di Pil
Debito pubblico ed Npl rendono vulnerabile l’Italia e l’alto indebitamento ne condiziona la vita economica, per superare la crisi serve ancora uno sforzo eccezionale; gli squilibri vanno corretti, quindi avanti con le riforme, e niente retromarce sui conti pubblici e sul tema banche. Il monito arriva oggi dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che in occasione dell’Assemblea annuale legge le sue ultime ‘Considerazioni finali’, visto che ad ottobre scadrà il suo mandato. Visco avverte che per cercare consenso servono programmi chiari e reali e si dice fiducioso sui risultati, nonostante l’incertezza politica. Dopo aver esaminato l’andamento dei conti pubblici e dell’inflazione nel nostro paese e aver definito un impegno non da poco ma non fuori dalla nostra portata mantenere un alto avanzo primario, come del resto avvenuto in passato, il Governatore accenna agli obiettivi di finanza pubblica annunciati dal Governo. E ricorda che “nei piani dell’esecutivo per raggiungere gli obiettivi indicati nel Def, evitando l’aumento delle aliquote Iva previsto dal prossimo anno, occorre definire misure correttive dell’ordine di 1,5 punti percentuali del prodotto nel triennio 2018-2020”.
“Con un tasso di crescita annuo intorno all’1% – aggiunge – l’inflazione al 2 e con l’onere medio del debito in graduale risalita verso i valori osservati prima della crisi, un saldo primario (ossia al netto degli interessi) in avanzo del 4% del Pil, sostanzialmente in linea con il quadro programmatico del governo, consentirebbe di ricondurre il rapporto tra debito e prodotto al di sotto del 100 per cento in circa 10 anni. Con una crescita più elevata, conseguibile in un quadro di riforme incisive, di ripresa degli investimenti e con una diversa composizione del bilancio pubblico, i tempi sarebbero più brevi”. Visco ha avvertito che “l’avvio di una diminuzione continua e tangibile dell’incidenza del debito sul Pil non deve essere ritardato. In Italia l’espansione dell’economia, ancorché debole, si protrae da oltre due anni, tuttavia restiamo indietro rispetto ai nostri partner in Europa. L’aumento del Pil nell’area eurodovrebbe essere prossimo, quest’anno, al 2%, circa il doppio del nostro paese. Il debito pubblico e i crediti cosiddetti deteriorati riducono i margini di manovra dello stato e degli intermediari finanziari; entrambi rendono vulnerabili l’economia italiana alle turbolenze sui mercati e possono amplificare gli effetti delle fluttuazioni cicliche; l’elevato debito pubblico è un fattore di vulnerabilità grave, condiziona la vita economica del paese”.
“E’ un’illusione pensare che la soluzione dei problemi economici azionali possa essere più facile fuori dall’Unione economica e monetaria, ha detto ancora Visco. L’uscita dall’euro, di cui spesso si parla senza cognizione di causa, non servirebbe a curare i mali strutturali della nostra economia; di certo non potrebbe contenere la spesa per interessi, meno che mai abbattere magicamente il debito accumulato. Al contrario, essa determinerebbe rischi gravi di instabilità”.
“La questione del lavoro è centrale ed è soprattutto su questo mercato che vediamo l’eredità più dolorosa della crisi”, ha sottolineato ha affermato il Governatore, secondo cui “nell’ultimo biennio si sono registrati miglioramenti grazie anche agli sgravi contributivi”. Parlando delle misure di riduzione dei costi adottate in passato, per Visco, “i pur significativi benefici in termini di occupazione si sono rivelati effimeri perché non sono stati accompagnati dal necessario cambiamento strutturale di molte parti del nostro sistema produttivo”.
Sulle banche il Governatore ha detto: “non possiamo correre il rischio di intaccare la fiducia nelle banche e nel risparmio da esse custodito a causa degli interventi delle autorità con le norme
Ue che hanno segnato una brusca cesura”. Nell’applicazione delle nuove regole occorre evitare di compromettere la stabilità finanziaria e nel rispetto dei principi alla base del nuovo ordinamento europeo gli interventi devono preservare il valore dell’attività bancaria”.
Visco ha infine lamentato come manchi “un’efficace azione di coordinamento fra i diversi soggetti nazionali e sovranazionali sulla gestione delle crisi bancarie. In Italia, negli scorsi anni, si sono superate fasi di tensione anche gravi senza danni per i risparmiatori e per il sistema creditizio nel suo complesso”.
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